Tutti si chiedono: “perchè il pattinaggio a rotelle non è uno sport olimpico?”

Il pattinaggio artistico a rotelle è poco internazionale. Già solo a vedere le nazionalità dei titoli mondiali capiamo che “se la giocano” Italia, Spagna, Germania, Stati Uniti, Argentina. Se proprio dobbiamo aggiungere altre nazioni mettiamoci Portogallo, Francia, Australia e Nuova Zelanda. Poche altre.
 L’introduzione e il successo dei pattini in linea con cui si può pattinare pressoché dovunque (ma non in Italia, visto che è vietato dappertutto) ha segnato un progressivo declino delle piste, che decenni fa erano ritrovo anche di amatori oltre che di atleti, e ha distolto l’attenzione dal pattino tradizionale. Al punto che la maggior parte della gente lo considera un attrezzo “retrò”. La crisi ha colpito anche negli USA dove molte piste costruite attorno agli anni 60-70 si sono viste costrette a chiudere.
Negli States i pattini tradizionali – detti quad – hanno trovato o ritrovato nuovi adepti ma non nel settore artistico. Il jam skating va molto forte così come il roller derby (due squadre di ragazze che corrono sui pattini lungo un anello tentano di far atterrare al suolo le avversarie). Queste cose sono sconosciute da noi e sollevano la domanda più generale di cosa si debba intendere (e includere a livello internazionale) nelle specialità che usano i pattini tradizionali.

In Australia, Nuava Zelanda e ultimamente in Germania l’artistico ha vista l’ingresso dei pattini in linea. Assai più amati di quelli a rotelle da chi viene dal ghiaccio. E vi sono istruttori, gare e qualifiche. Considerata la sproporzione numerica (ma certo non da noi in Italia) tra praticanti del ghiaccio e delle rotelle non mi meraviglierei che in un qualche futuro il pattinaggio artistico in linea raggiunga la pari o anche superi come praticanti quello tradizionale. In Inghilterra la “National Ice Skating Association” promuove l’utilizzo di questi pattini
La copertura mediatica per il pattinaggio a rotelle è nulla. Se non si ha modo di vederlo e non se ne parla è come se non esistesse. È vero che tutti conoscono Carolina Kostner. È altrettanto vero che se chiedo chi è Tanya Romano o Debora Sbei mi possono rispondere “la badante di tua nonna”.
Attorno al pattinaggio artistico a rotelle non girano soldi né sponsor. Non che questo dal mio, o dal tuo, punto di vista cambi qualcosa. Ma a livello di peso decisionale, a partire dalla realizzazione e manutenzione di impianti sportivi dedicati sino alle decisioni in seno al comitato olimpico, questa debolezza toglie qualsiasi potere.
 Le scelte di nuovi sport olimpici guardano molto alla presa sul pubblico. Da quest’angolazione posso capire (ma non accettare) che il pattinaggio corsa abbia forse più appeal televisivo dell’artistico (che molta gente considera il parente minore e/o povero di quello su ghiaccio).
 L’artistico a rotelle e quello su ghiaccio hanno molte somiglianze tecniche. Ma il ghiaccio, almeno nell’immaginario collettivo, è sport grandioso e d’élite. C’è gente disposta a dissanguarsi economicamente per praticare pattinaggio artistico su ghiaccio e prendere lezioni. Anche  per gli adulti attempati (in America ci sono “diplomi” specifici e gare per adulti). Lo stesso non si può dire per il pattinaggio a rotelle.